Negli articoli precedenti ti abbiamo raccontato cos’è un podcast e, nel caso tu voglia farne uno, ti abbiamo dato qualche spunto per scegliere l’argomento del tuo.
Era un primo passo molto importante, ma sapere di cosa parlerai non basta, è importantissimo anche capire in che modo devi farlo: è arrivato il momento di decidere quale format deve avere il tuo podcast.
Prima di tutto cos’è un format?
È una struttura, uno scheletro su cui costruire i tuoi contenuti, ed è importante sia per chi sta creando sia per chi sta ascoltando: avere ben chiaro come si svolgerà il tuo racconto ti permette di costruirlo, episodio dopo episodio, e quindi di poter organizzare ciò di cui parlerai. Ora pensa a un film: anche se non ci rifletti mentre lo stai guardando, sai già che nella prima parte ti vengono presentati i personaggi, che poco prima della metà ci sarà “un problema”, che verso i tre quarti del racconto ci sarà un colpo di scena e che, a circa dieci minuti dalla fine, (minuto più minuto meno), una svolta deciderà il finale.
Questa struttura funziona anche come una specie di guida: ti dice in qualsiasi momento dove ti trovi, a che punto sei del film, e anche per i podcast funziona così.
Quando iniziamo a seguire uno show, impariamo subito qual è il suo percorso, in modo da sapere a che punto ci troviamo.
Il format che sceglierai, in parte, serve anche a questo.
Quale sarà il “genere” del tuo podcast?
Ma format significa anche un’altra cosa: significa scegliere il “genere” del tuo podcast.
In questo caso capire di cosa parliamo è molto più semplice, basta fare alcuni esempi di quelli più diffusi.
Free Talk, (o conversazione libera)
Due o più persone parlano di un argomento, un po’ come accade in radio. In genere non ci sono testi da scrivere, ma basta una scaletta di argomenti.
Il vantaggio è che non richiede una grande preparazione e che, a condizione di avere ognuno un microfono dignitoso e uno spazio silenzioso, si può realizzare facilmente sfruttando uno dei tanti software creati a questo scopo. E può essere molto divertente.
Gli svantaggi sono legati prima di tutto a difficoltà organizzative: quanti più sono i partecipanti, tanto più difficile sarà trovare un appuntamento che vada bene a tutti. Inoltre, è fondamentale che ci sia un ottimo affiatamento: lunghi silenzi, sovrapposizioni di voci, poca capacità di ascolto reciproco e di interazione sono gli ingredienti per un podcast noioso o addirittura fastidioso.
Narrativo
Gli esempi di successo sono tantissimi: si tratta di show in cui qualcuno racconta delle storie reali. Possono essere storie del passato, o il racconto giornalistico di qualcosa che sta accadendo. Questo format, se ben costruito, è quello di maggior successo, il più intimo e il più emozionante.
Se da un lato lascia grande spazio al taglio personale e alla creatività, dall’altro richiede molto lavoro di preparazione e anche molta attenzione alla qualità del suono (sia in fase di registrazione, sia in fase di post produzione).
Ma ha il grande vantaggio (a meno che non tratti di strettissima attualità) di avere una vita molto lunga: spesso chi inizia a seguirli, torna indietro per scoprire le “puntate precedenti”.
Intervista
Uno dei format più diffusi e, dal punto di vista della preparazione, uno di quelli più vantaggiosi: in genere ci si prepara alcune domande, e poi si seguono le risposte della persona intervistata. Inoltre hanno due vantaggi: sommano gli ascoltatori del podcast con i fan dell’intervistato e, nel caso che questi sia un personaggio autorevole, fanno crescere anche la vostra autorevolezza.
Difficoltà: è molto molto inflazionato, non è sempre facile ottenere una buona qualità di registrazione (soprattutto quando host e ospite sono distanti e ricorrono a strumenti online), bisogna accordarsi sul giorno e l’ora in cui registrare.
Catch up
Una sorta di “minestra riscaldata”: è quando un contenuto creato per un altro media, come la radio o YouTube, viene adattato al podcast. Se è un’operazione che consente di riciclare materiali che si hanno già, dall’altro presenta alcuni rischi: non sempre un prodotto video funziona per l’audio, per esempio; oppure, è il caso della radio, ci sono inserimenti musicali che violano il diritto d’autore o interruzioni pubblicitarie che bisogna tagliare.
Sceneggiato
In questo caso le storie raccontate non sono vere, ma inventate. Richiede tantissimo lavoro: sia di sceneggiatura, perché in questo caso è d’obbligo scrivere tutto, per filo e per segno, prima di registrare; sia di sound design: è fondamentale che la qualità audio sia al massimo perché, se un certo disturbo è perdonato a chi fa un’intervista in considerazione delle difficoltà oggettive, per chi registra in uno studio non c’è alibi che tenga!
Monologo
In questo caso tutto è affidato allo speaker: che deve avere non soltanto una voce adatta, ma anche il giusto tono di voce, la capacità di tenere alta l’attenzione e di variare il ritmo del racconto. È un format per fuoriclasse che, risolti gli aspetti tecnici, è a “costo zero” in termini di preparazione.
Ora che hai scelto l’argomento e hai anche le idee più chiare su come potresti impostare il tuo podcast, puoi decidere se vuoi collaborare con altri o hai capito che viaggi meglio in solitaria.
Ma non ti rilassare troppo: c’è ancora tanto lavoro da fare per creare il tuo podcast!